La sua pelle, così candida e
sensibile, al sol tocco sembrava di sfiorar un neonato.
E i suoi occhi smeraldo, così puri e
limpidi, le donavano un qualcosa..., un qualcosa di indomabile.
Ed il suo sorriso..., già..., ricordo
quel suo inseparabile sorriso; quei suoi lunghi e graziosi canini,
quei suoi biancastri fiocchi e quel suo continuo accendersi e
spegnersi che donava invidia e felicità a chiunque lo avesse notato.
«Com'è
bella quando sorride!»,
sussurravano inconsapevolmente le voci dei passanti; ad ogni suo
pungente passo una nuova voce di ammirazione le entrava nella mente,
e a ogni suo sorriso il velo della finzione le incombeva sul volto.
Tutti la adoravano, tutti la
desideravano e tutti volevano avere a che fare con lei; era la più
bella, la più dolce e la più generosa donna dell'Universo intero.
Non trascorse un singolo giorno senza
che ella non ricevesse un nuovo mazzo floreale, una scatola dei suoi
cioccolatini preferiti, o, per chi se lo poteva permettere, un
prezioso gioiello.
Gli uomini facevano follie per lei, sia
quelli con un'anima al proprio fianco e sia quelli liberi di amare.
«Ma
grazie! Com'è gentile, non doveva proprio!»,
rispondeva sorpresa ad ogni bel gesto che le veniva conferito, subito
dopo scattavano quei suoi due baci di ringraziamento e
istantaneamente le guance del beneficiario arrossivano
dall'imbarazzo.
Tuttavia, quello che gli altri non
sapevano, era che quel sorriso era come una maledizione per lei; in
realtà, tutta la sua giornata era un enorme e gigantesco strazio
riempito da migliaia e migliaia di falsi sorrisi, lei non lo faceva
apposta, ormai era istintivo sorridere per qualsiasi cosa o per
qualsiasi persona, fatto sta, che il suo umore era esattamente il
contrario; se era depressa, sorrideva. Se era triste, sorrideva, e se
era arrabbiata o scocciata per qualcosa, sorrideva... .
Certo, tutti quei complimenti le
strappavano anche un solo granello di felicità al giorno, ma tutto
ciò significava solamente una cosa; ogni individuo, sia uomo che
donna, era interessato solamente alla sua ineguagliabile bellezza e
alla sua immensa bontà, per loro, lei non poteva avere una giornata
storta o un momento difficile, tutto era rose e fiori e tutto andava
per il verso giusto.
Ella attendeva inutilmente che qualcuno
le venisse vicino e le domandasse semplicemente: «c'è
qualcosa che non va?», ma nulla, erano tutti accecati da quel
grandioso sorriso che iniettava euforia a chiunque lo avesse
incrociato, non si poteva negare la perfetta finzione di esso, perciò
non si poteva addossare l'intera colpa a quella povera e semplice
gente di strada, la vera colpa l'aveva lei ed il suo instancabile
sorriso che la tormentava..., e purtroppo, anche se in ritardo, ella
lo capì.
Non
attese un solo attimo, si arrese..., si arrese all'evidenza che un
cambiamento così duro in quel momento non avrebbe mai potuto
sopportarlo ed affrontarlo, era terrorizzata, e non aveva nessuna
persona con cui confidarsi per sfogare tutto il suo pentimento... .
Così...,
diede una delicata spinta allo schienale della sedia, e rimase muta
per qualche minuto, aspettando che la corda strangolasse quel ridente
demone.
Keiji Kentari
Scusate per il brutto italiano usato ma non avevo voglia di correggerlo e metterlo a posto!
ciau, Keiji! ^^
Bravissimo fratellino, potresti approfondirlo e curare meglio i personaggi, ne uscirebbe davvero un bel racconto ^^
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