Il suono martellante della sveglia rimbombava nella mia testa senza darmi una minima tregua, sbirciai la posizione delle lancette da sotto le coperte, erano solamente le 6:45 del mattino e a malapena riuscivo ad aprire gli occhi.
Disattivai quell'oggetto di tortura e mi rintanai nuovamente nelle mie calde e soffici coperte di lana, passarono poco più di dieci secondi quando quel tranquillo silenzio si spezzò in due, mia madre piombò in camera e da lì capì che il momento di riposo era finito.
Continuava a ripetere la stessa frase senza sosta ma le mie risposte erano dei semplici mugolii soffocati. Prese le coperte e le fece scivolare sul pavimento, mi scosse come se fossi un pupazzo per cercare di ricaricarmi e si diresse verso la finestra, alzò con tutta la forza che aveva quella fragile tapparella e uscì frettolosamente dalla camera.
Mi stavo contorcendo in vari modi per fuggire da quella luce abbagliante che mi stava letteralmente lacerando gli occhi, ma fu tutta fatica sprecata, sbuffando mi sedetti sul bordo del letto e mi strofinai ben bene gli occhi per ristabilire e mettere a fuoco la vista.
Guardai l'ora sull'orologio appeso sopra il letto, erano le 7:00 scoccate ed il richiamo della nuova scuola si faceva sentire sempre di più.
Ormai il “cambio scuola” era una cosa normale e costante nella mia vita e ogni volta la causa era lei, mia madre.
Non appena riesco ad abituarmi alla nuova scuola esce dal nulla una proposta di lavoro migliore di quella precedente ma naturalmente il posto di lavoro è sempre troppo lontano dal mio istituto, perciò non avendo più un padre mi limito a seguirla rassegnato ovunque lei vada.
Mia madre è la classica giovane bella donna di affari che pensa sempre alla sua carriera anche se vuole un mondo di bene al suo unico figlio, il suo tempo libero lo impiega a cercare la sua anima gemella ma purtroppo la maggior parte delle volte dopo i suoi appuntamenti la vedo in lacrime sul divano mentre si divora lentamente un intero barattolo di gelato. Spesso mi chiedo come faccia a mangiare tutto quel gelato senza mai prendere un chilo ma non riesco mai a trovare una risposta sensata.
Mi alzai dal letto stiracchiandomi leggermente e me ne andai in bagno per prepararmi, lo specchio rifletteva la mia espressione esausta e malinconica come se volesse amplificarla ma a tranquillizzarmi bastò l'atmosfera di privacy e serenità del mio caldo bagno.
Drizzai i capelli con un po' di gel, indossai una semplice maglietta nera e dei blu jeans per passare inosservato e dopo una bella rinfrescata scesi le scale per andare a fare colazione.
Entrai in cucina, mia madre stava lavando i piatti della cena del giorno prima e non appena mi vide mi salutò con un caloroso e buffo buongiorno. Le feci un cenno con la mano e mi sedetti a tavola, vi era già pronta una calda tazza di latte fumante che aspettava solamente il mio risveglio, sorseggiai un po' di quella delizia ma non appena entrò in contatto con la mia lingua mi ustionò talmente era caldo. Nel frattempo mia madre aveva già finito di svolgere le sue attività domestiche e stava già preparando la valigetta per andare a lavorare; non ho mai capito bene che lavoro svolgesse, so solamente che ha a che fare con la pubblicità.
Si abbottonò la giacchetta nera da professionista e si diresse verso l'uscita afferrando la valigetta con una mano.
-Buona scuola e stai tranquillo, questa è l'ultima volta! Vado, ti voglio bene!- disse guardandomi sorridente sulla soglia della porta,
-Anch'io, ciao... - le risposi con tono scocciato e stanco.
A richiesta di una mia carissima amica ne ho pubblicato una parte anche se non si deduce nulla della storia vera e propria, spero vi piaccia!
Un abbraccio, Keiji!
Nessun commento:
Posta un commento