Il buio della notte era ormai calato e
i vasti campi rigogliosi di piante da frutto e di selvatica
vegetazione si erano spenti, addormentandosi all'arrivo della luna.
Dalla finestra si udiva solamente il
continuo scorrere del ruscello vicino a casa ed il leggero suono
delle chiome sbattute dal vento.
Io guardavo le luci che laceravano quel
manto oscuro, quelle dei lampioni e quelle delle case ancora sveglie,
cercando forse, con un po' di timore, di scorgere quei due bagliori
che attendevo ormai da molte ore.
Quando il telefonino squillò capii che
era finalmente arrivato il momento e con un crescente tremolio mi
diressi fuori casa, attraversai il cortile e subito riaffiorarono
nella mente quelle importanti parole che mi ripetevo ormai da mesi
:«L'importante è provarci, non
hai nulla da perdere!», riuscii ad infondermi un po' di coraggio ma
non per molto.
Intrufolai la mano
nella folta siepe per cercare l'interruttore della luce, non appena
un lampo squarciò quel velo oscuro mi avvicinai al cancello, lo
attraversai e mi sedetti su un muretto di cemento in attesa del suo
arrivo.
Cercai di
osservare il più lontano possibile ma a sbarrare la vista vi era
quell'enorme e grigiastra recinzione della casa accanto su cui
ricadevano i migliaia di rami degli alberi che lui curava con
minuziosa precisione ogni singolo giorno dell'anno.
Passarono i minuti
ma l'unica forma di vita presente in quella zona, oltre a me, era
quella piccola falena che continuava a sbattere amorosamente
sull'involucro ardente del lampione.
Proprio quando il
freddo della notte iniziava ad infilarsi dispettosamente tra le
piccole aperture dei vestiti due fasci luminosi penetrarono nelle
fessure che quei rami concessero, si avvicinarono sempre di più,
dopo pochi secondi si riuscii ad udire il borbottante rumore del
motore, fin quando si accostò di fronte al cancello, e tutto ritornò
alla più totale tranquillità.
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