venerdì 16 marzo 2012

1° Pagina

Dopo tutti questi anni, riesco ancora a percepire il calore della tua mano aleggiare sulla mia. Quanti anni ormai sono passati da quel terribile giorno, e quanti tramonti ho ammirato per rivederti, ancora ed ancora, per poi darti, giorno dopo giorno, il mio stanco addio... .
Un rugoso e scorbutico vecchietto, che esce all'aria aperta solamente per osservare quel lucente sole scomparire al di là delle montagne, ecco come appaio oggi agli euforici bambini che passeggiano per strada, insieme ai loro amici di avventura.
Vi starete domando il perché questo avvenimento della giornata sia così importante per la mia vita, ma forse è meglio che inizi a narrarvi la mia vita dal principio, quando tutto era ancora da scrivere.

Nacqui nel marzo del 1945, in un piccolo e freddo scantinato di una ricca casa borghese di Milano. La seconda guerra mondiale volse al termine un mese prima della mia comparsa, e questa fu la ragione del perché, mia sorella e mia madre, alloggiarono per circa tre anni in un minuscolo rifugio.
Nonostante la nostra dimora fosse sotto ad una splendida villa, la situazione economica che ci circondava andava letteralmente a rotoli; mio padre, come accadde a molti soldati italiani, venne disperso durante la spedizione sul fronte sovietico, o, molto probabilmente, morì di ipotermia durante la ritirata dalla Russia, nonostante ciò, la sua perdita non fu molto sentita, ne da mia madre e ne da mia sorella, che confermarono successivamente la sua brutalità e la sua disonestà. Non avendo un capo famiglia pronto a garantire il benessere, mia madre fu costretta a chiedere aiuto ad una sua vecchia conoscente, fortunatamente riuscii ad offrirle il vitto e l'alloggio per tutta la durata della grande battaglia e per pochi mesi seguenti, naturalmente tutto questo non fu gratuito, ella trascorse tutte le sue giornate tessendo vesti di ogni genere, dalle più minute alle più grandi, e tutto il vestiario fabbricato, veniva poi venduto ad un prezzo stracciato dalla padrona della casa (ovvero la sua “amica”) alla povera popolazione che a malapena riusciva a permettersi un pezzo di pane. Ricordo ancora quando le chiesi che cosa fossero quelle ferite che portava sulle mani, ogni volta che mi toccava con le sue gelide mani potevo percepirne ogni minima fessura, lei si limitoò a rispondere con questa semplice rassegnazione di cui solamente pochi anni dopo ne appresi il significato: «sono le cicatrici del tempo, che è trascorso troppo velocemente per esser domato».
Con il suo misero stipendio non riuscii ad acquistare molto, ma con tutti gli sforzi e i sacrifici che fece, giorno dopo giorno, nutrii se stessa e sfamò mia sorella cercando di darle razioni più grandi di ciò che poteva permettersi.
Da quello che potete scorgere tra le righe, mia madre fu una donna veramente in gamba, ebbe un carattere forte e poderoso, soprattutto durante quel pessimo periodo che intrappolò l'intera popolazione mondiale, non si diede mai per vinta, continuò a sudare le sue razioni di cibo e non smise mai di sperare in un qualche miracolo che potesse aiutarla.
Quanto a mia sorella, non saprei che cosa raccontarvi di lei, credo sia una di quelle persone indescrivibili ma solamente vivibili, la loro bontà e la loro misteriosità è difficile da rappresentare, ma se dovessi farvi capire quanto fosse strana, beh, la paragonerei alla neve, assente per troppo tempo ma presente per il periodo sufficiente a colmare quei vuoti.
Keiji Kentari



Semplice prova ahahah =P




Nessun commento:

Posta un commento