-Buona sera, scusate per l'ora tarda, volevamo darvi il nostro benvenuto- disse cordialmente porgendomi con una mano quel dono.
-Aspetti un attimo- dissi gentilmente votando la testa verso la cucina.
In presenza di estranei il mio comportamento cambiava completamente, anche se ero stanco ed infelice sul mio volto potevano scorgere solamente un enorme sorriso di rigorosa educazione, questo buffo modo di comportarmi lo appresi da mia madre fin da piccolo, lei non mi ha mai insegnato nulla di particolare sull'educazione, non fu la classica mamma che rimprovera il bambino perché non ha messo il gioco al suo posto o cose di questo tipo, forse se ne avesse avuto il tempo lo avrebbe fatto, ma nonostante ciò fu sempre lei a rimediare ai miei capricci e alle mie marachelle, col tempo lo capii da solo, più disastri combinavo e più le rendevo la vita un inferno, incominciai a provare un senso di disonestà nei suoi confronti e in quel momento smisi del tutto di comportarmi da bambino immaturo e diventai un vero e proprio ragazzo gentile ed educato con tutti.
-Si? Chi è?- domandò allungando il collo verso l'entrata.
-Il vicino- risposi riprendendo con un sorriso lo sguardo di quel uomo,
Mi guardava dall'alto verso il basso accennando un amichevole sorriso come se mi avesse incontrato da qualche altra parte, forse cercava un segno particolare che confermasse la sua ipotesi... .
Si udirono i suoi pungenti passi avvicinarsi al corridoio, la guardai mentre goffamente tentava di aggrapparsi ad ogni cosa per non rischiare di cadere a causa di quei tacchi così alti e sottili.
-Luca, finisci te per favore?- disse afferrando la porta con una mano,
annuii fissandola negli occhi e salutai gentilmente quello sconosciuto con un semplice “arrivederci”.
-Buo-nasera!- balbettò sorpresa nel momento in cui vide quel uomo davanti a lei.
Mi bloccai sulla soglia della porta della cucina non appena sentii quell'esitazione e tentai di origliare la conversazione senza farmi notare da quell'individuo.
-Salve!- rispose anche lui sorpreso, -Volevo semplicemente darvi questa torta come “benvenuto”-,
Notai subito che il suo modo di parlare cambiò completamente non appena vide mia madre, ma non cambiò solamente quello, il suo tono era diventato basso e rassicurante come se stesse recitando la parte di un educato maggiordomo.
Non ricevette risposta, era come pietrificata,
-Giusto, che sbadato, non mi sono presentato- disse interrompendo quel momento di tensione, -Io mi chiamo Marco, piacere- esclamò porgendole la mano,
attese la sua risposta immobile per qualche secondo, lei era come incantata da qualcosa, i suoi occhi erano diventati lucidi e le sue guance arrossirono istantaneamente, sembrava si stesse per mettere a piangere dall'imbarazzo. Tossii fortemente due volte per farle capire che ero lì e che doveva andare avanti con la conversazione, fortunatamente percepii quei deboli segnali e riprese il dialogo con quel uomo.
-Ah...- sussurrò a bassa voce ancora sbigottita da quei luccicanti occhi, -Io sono Michela..., tan-to piacere...- rispose stringendogli la mano.
L'uomo sorrise non appena sentii la fredda mano di mia madre entrare in contatto con la sua, lei abbassò lo sguardo e fissò il vuoto in attesa della fine di quel gesto formale.
-Ecco, tenga- esclamò dandogli la torta,
-Gr-azie, molto gentile- rispose prendendo saldamente la torta con due mani,
-Si figuri, è il minimo che io possa fare per una bella donna come lei- disse sorridendo.
Si poteva scorgere quanto quello sguardo e quella sua gentilezza la mettevano in imbarazzo, era calato nuovamente il silenzio, ormai la loro conversazione era alternata da continue pause e lunghe occhiate silenziose.
-Piacere di averla conosciuta!- esclamò sorridendo, -se per caso ha bisogno di qualcosa mi chiami pure!- disse avviandosi verso il cancelletto dell'entrata.
-Gr-azie, arrivederci...!- rispose faticosamente mia madre alzando l'avambraccio in segno di saluto.
Keiji Kentari
Nessun commento:
Posta un commento